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Ricordate la folle sparatoria davanti a palazzo Chigi? In quella circostanza il coro unanime dei politici ha invocato -come continua a invocare- la pacificazione nazionale.

Questo vuol dire chiaramente che in Italia, e fra gli Italiani, la pace non c’è.

Il gesto di un disperato rischia di diventare un presagio.
Il nostro bizzarro Governo dovrebbe aprire gli occhi: e riflettere, ed agire, non più in politichese, come finora è stato fatto, ma in umanese.

Questa Italia umiliata e mortificata dalla politica, dai politici e dagli amministratori, e dai profittatori di ogni genere che la politica ha generato e moltiplicato all’inverosimile -ogni giorno ne abbiamo la mortificante prova- si aspetta una vera conversione.

Quella conversione che dal profondo dell’animo invocava la povera vedova di una agente ucciso dalla mafia, che però concluse nel pianto sfiduciato la sua disperazione.

In un ultimo rantolo di speranza, in un ultimo slancio di solidarietà nazionale, il senso comune si rivolge al pletorico insieme di quella che si chiama ancora “classe dirigente”, per un appello tanto disperato quanto soffocato dai media e dalla sottile propaganda:

• Fate in modo di allontanare immediatamente lo spettro di questa disperazione nazionale, con ogni mezzo: ma la vostra azione deve essere ispirata all’abnegazione, alla giustizia, e soprattutto alla rinuncia e all’abbattimento di ogni sopraffazione morale, e oggi soprattutto materiale.

• Abbiate il coraggio di prendere immediatamente provvedimenti “demagogici”: sono proprio quelli che la gente si aspetta, e di cui ha bisogno, non le ingannevoli elucubrazioni tecniche in cui non crede più, se mai vi ha creduto.

• Fate, al più tardi domani, una giusta legge elettorale (che, ahimè, non è quella che state contrattando, in un mercimonio teso a conservare e a consolidare il male che esiste). Il problema è che, prima ancora, avreste dovuto fare le leggi per dimezzare il numero dei parlamentari che da questa nuova legge dovranno uscire eletti; e prima ancora, avreste dovuto fare una legge che ne dimezzi gli appannaggi e ne abolisca i privilegi non direttamente e immediatamente connessi al mandato; e prima ancora avreste dovuto fare una legge che finalmente abolisca qualsiasi forma di finanziamento ai partiti, che debbono vivere con le risorse provenienti dai soli loro iscritti, stabilendo come reato grave ogni occulta forma di sostegno, sia ai partiti sia ai loro esponenti. Non lo avete fatto, e questo genera, a priori, sfiducia e sconforto, e consapevolezza che, ahimè, non state facendo nulla.

• Fate subito una legge che fissi il limite massimo delle retribuzioni ai dirigenti pubblici -così come ad ogni altra pubblica carica- al di sotto dell’appannaggio del Capo dello Stato. Ogni Euro in più rappresenta un oltraggio istituzionale, e un ladrocinio materiale.

• Fate subito una legge che stabilisca una tassazione supplementare dell’ulteriore 50% per le retribuzioni di aziende private che superino il predetto limite, destinando tale prelievo ad un fondo sociale per i disoccupati, i licenziati, gli esodati, stabilendo altresì che le aziende che le applicano siano escluse da qualsiasi forma di pubblico sostegno.

• Fate subito una legge che renda equa la tassazione sulla casa, superando l’attuale burla truffaldina dell’esclusione della prima abitazione, che di fatto favorisce i più ricchi. Il patrimonio immobiliare va tassato equamente e globalmente, e non in base al concetto ingannevole di “prima” o “ulteriore” casa, moderando la tassazione dei patrimoni entro il ragionevole limite di una onesta proprietà fondata sui risparmi, e già supertassata sia alla fonte sia nei servizi, a prescindere dalla destinazione, e tassando progressivamente il supero, con meccanismi che annullino -e anzi penalizzino fiscalmente- ogni forma di elusione di tipo societario, vero cancro della giustizia impositiva.

• Fate subito le poche leggi che servono per dare dignità e decoro a tutti i cittadini, utilizzando giovani e disoccupati per quei lavori di cui l’Italia ha assoluta necessità (nella prevenzione ambientale, nella gestione culturale, nel sostegno sociale) preservando il diritto al lavoro per tutti e acquisendo le risorse necessarie da tutte le forme di parassitismo, di ruberia legalizzata dal sistema, di mostruosa evasione favorita dalle norme finanziarie e societarie, di privilegio, di spreco, che la convenienza politica ha fino ad ora incessantemente prodotto e ingigantito. I soldi ci sono in abbondanza, anche per ripianare il debito: il fatto è che rimangono chiusi nei forzieri dei grassatori tutelati dalla legge e protetti dalla corruzione stratificata.

• Fate subito questi banali interventi di buon senso: avrete immediatamente la stima dei cittadini, e l’Italia ritroverà la pace.

• Riconoscere la vergogna in cui oggi ci troviamo non è difficile: e non è difficile capire che occorre cambiare radicalmente, e immediatamente, direzione.
Governanti, politici, amministratori: fate in modo che il presagio incombente non si avveri. Questa scelta, fra il baratro e la salvezza, è oggi solo ed esclusivamente nelle vostre, ahimè tremolanti, mani.

Giacomo Carioti

NELL’IMMAGINE:
Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani ucciso nella strage di Capaci. La sua invocazione al pentimento ha toccato il cuore di ogni Italiano, e tuttora vi alberga indelebile. Una invocazione che risuona ancora oggi come un monito non solo verso la “mafia” ma verso tutte le mafie, e oggi più che mai soprattutto nei confronti di chi, senza convertirsi ad una umanità schietta e solidale, continua (nella sostanziale indifferenza verso i bisogni di una umanità in pericolo) ad accumulare privilegi e prerogative, soprusi e ricchezze, così opprimendo moltitudini di sofferenti.