L’inchino della Madonna del Carmelo Messignadi dinnanzi alla casa di Peppe Mazzagatti, boss della ‘Ndrangheta di Oppido Mamertina, agli arresti domiciliari, ha suscitato scandalo, sia nell’opinione pubblica sia fra le gerarchie cattoliche, benché monsignor Nunzio Galantino, vescovo di Cassano allo Ionio e segretario generale della Cei, abbia sottilizzato affermando che solo la statua si è inchinata, la Madonna del Carmelo Messignadi no. Un’ardita esercitazione di dialettica eristica, non c’è che dire, degna della contestualizzazione delle bestemmie berlusconiane ad opera di monsignor Fisichella.

Una squallidissima vicenda che mi ricorda una sequenza del film “Il Federale” di Luciano Salce, in cui Tognazzi fa la parte di un pitocco della Milizia. Inconsapevole del fatto che Roma fosse stata appena occupata dagli Americani, raccoglie una divisa abbandonata da un federale in fuga e dopo averla indossata si pavoneggia per le vie della città. Un gruppo di passanti schiumanti di vendetta gli dà addosso, gonfiandolo di botte e alla sua invocazione: “Vi sbagliate, smettetela, non sono un federale, la divisa non è mia!!!” rispondono: “Appunto, noi picchiamo la divisa” e lui: “Sì, ma dentro la divisa ci sono io!”

E mi tornano in mente anche certi racconti di mia madre, di quando io dovevo ancora nascere e lei viveva in un grosso centro del palermitano, dominato dalla Mafia, dove mio padre comandava la tenenza dei Carabinieri. Lì il parroco della Chiesa Madre si chiamava Badalamenti e durante le spagnolesche processioni del Venerdì Santo la Madonna Addolorata si fermava anche lei davanti alle finestre dei capimafia. Lì il comandante della stazione dei Carabinieri faceva il contrabbandiere e fu arrestato in flagranza di reato poco tempo dopo che mio padre, minacciato di morte, era stato trasferito ad altra sede con la moglie incinta di nove mesi… io sarei dovuto nascere siciliano.

Niente di nuovo sotto il sole, anzi.

Questa conseguenza di una sorta di trattativa Chiesa-Mafia ha precedenti antichi e ben più inquietanti, come rivela Andrea Camilleri nel suo libro edito da Sellerio “La Bolla di Componenda”.

La Bolla, in uso fino all’Ottocento in Sicilia, era un documento ufficiale, rilasciato dall’autorità religiosa, col quale, dietro pagamento di una certa somma, crescente in modo proporzionale all’entità del crimine commesso, si concedeva al colpevole l’assoluzione.

Esistevano addirittura Bolle di Componenda preventive, per mezzo delle quali chi avesse in animo di compiere un crimine, compreso l’omicidio, veniva assolto ancor prima di compierlo. Incredibile ma vero, come attestano le numerose informative di pubblica sicurezza giunte sino a noi.

Ciò di cui non si ha più alcuna traccia, invece, sono gli originali delle bolle… chissà perché.

Federico Bernardini

Illustrazioni tratte da Google immagini