Buon Natale!
25 martedì Dic 2012
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in25 martedì Dic 2012
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in18 martedì Dic 2012
Posted Musica, Personaggi
inPyotr Ilyich Tchaikovsky è uno dei miei compositori preferiti e con queste brevi note voglio rendergli il mio modesto omaggio.
Uomini come lui, che tanto e ingiustamente sofferse, ci aiutano ad alleviare le nostre sofferenze e dobbiamo loro un’immensa gratitudine.
Un genio della musica che alcuni, ancor oggi, accusano di “sentimentalismo”… come fosse un Rachmaninov qualunque.
Tchaikovsky aveva la musica in corpo, “l’orchestra nella testa”, come dice il mio amico Ermanno Pradella, che insegnava Composizione a Santa Cecilia.
Una musica, la sua, che viene dalla sofferenza del corpo e dell’anima e al corpo e all’anima dà sollievo.
E’ considerato il più filooccidentale e il meno russo tra i grandi che quella terra superba ci ha dato nell’Ottocento ma… se avete un po’ d’orecchio, riconoscerete nell’attacco della Sesta le note di “Oci ciornie”, lente, dilatate e sofferte… poi, abbandonatevi al tormento e all’estasi.
E il “Concerto in Re maggiore op. 35 per violino e orchestra”? Un lungo, ritardato, travolgente orgasmo musicale. Far l’amore ascoltando quelle note sarebbe un’esperienza indimenticabile… “La cavalcata delle Valchirie” va bene per una sveltina, l’ouverture del “Guglielmo Tell” per uno stupratore da “Arancia meccanica” e “La morte e la Fanciulla” per un raffinato e perverso tipo umano partorito dalla torbida fantasia di Polanski.
Mio caro Pyotr, riposa finalmente in pace. “Sono ancora vivo, non vedo Beethoven” si narra abbia detto Schubert sul letto di morte… io me li immagino, ora, tutti insieme, in alti delubri di pietra serena dove arpe di cristallo diffondono note trasparenti e leggere… come rondini su un filo.
Guardate le rondini, quando si posano sui fili come note su un pentagramma… e ascoltate la loro musica.
Federico Bernardini
Illustrazione: Pyotr Ilyich Tchaikovsky pochi mesi prima della morte, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Csajkovszkij_02.jpg
18 martedì Dic 2012
Posted Costume e Società, Personaggi, Poesia
inMolti anni or sono mi recai a casa di un mediocre poeta, del quale dovevo recensire un’opera.
Lo conoscevo già come persona vanagloriosa e superba, che aveva raggiunto una posizione di grande rilievo…e di grande potere, in un certo sottobosco culturale che riproduce, anche se in tono minore, tutti i vizi, le ipocrisie e le disonestà che, elevate all’ennesima potenza, devastano il mondo dell’alta cultura.
Entrato nel suo soggiorno, mi trovai di fronte a uno spettacolo da sbellicarsi dalle risate: quattro pareti, ricoperte dal pavimento al soffitto di coppe, targhe e trofei d’ogni forma e dimensione…come se mi fossi trovato in casa di un ciclista, di un podista o di lottatore.
Non lo dimenticherò mai e non dimenticherò mai l’immagine che, per contrasto, quella visione evocò nella mia mente: quella di Dino Campana, vestito di stracci, puzzolente e con le cimici addosso, che si aggirava per le sale del Caffé “Giubbe Rosse” di Firenze, con qualche copia dei suoi Versi in tasca, alla ricerca di qualcuno che gli desse retta.
Gli unici premi che Dino Campana ebbe furono la sifilide e il manicomio, con l’intermezzo di un folle e violento amore per Sibilla Aleramo.
I versi di quel tale non li ricordo neanch’io, mentre quelli di Dino sono fra i più grandi fra quelli scritti nel secolo passato. Non dimenticherò mai quella notte che Gregory Corso, ubriaco marcio, cercò di buttarsi nel Tevere gridando: “Voglio andare a trovare Dino!”…e a stento noi, che eravamo ubriachi quanto lui, riuscimmo a trattenerlo.
Questo è il premio, un premio che non dà felicità e non cancella il dolore…ma rende immortali.
Io non credo nella felicità e tanto meno in quella comprata a quattro soldi. Di fronte alla felicità di chi si accontenta di una patacca provo pena, perché so di trovarmi di fronte a una persona inconsapevole, che vive la sua vita con una spaventosa superficialità.
Federico Bernardini
Illustrazioni: “Coppe”, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Carte_da_gioco_napoletane_coppe.jpg
Tomba di Dino campana, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Badia_a_settimo,_tomba_di_dino_campana_01.JPG
17 lunedì Dic 2012
Posted Erotismo
in“…Confermo, non sono un ipocrita e non ho né paura né vergogna di mostrarmi per quello che sono, che le donne sono state, sono e saranno sempre uno dei miei principali interessi spirituali. Del resto, se potessimo leggere nel pensiero sia femminile che maschile, sono certo che troveremmo la conferma di quella che io ritengo una verità assoluta e cioè che tutte le nostre forze, direttamente o attraverso varie forme di sublimazione, siano indirizzate al soddisfacimento di un desiderio ancestrale e insopprimibile.
Eros è il dio più forte, creatore e distruttore, quando, terribilmente, si associa a un altro dio potentissimo, Thanatos. “Io distruggo perché amo” diceva Carmelo Bene… e ricordi “Duello al Sole”, che comincia con una citazione di Eraclito fatta da Scott Chavez a sua figlia Pearl e finisce con lei e Lewt che si massacrano a vicenda e muoiono annaspando nella polvere, l’uno alla ricerca della mano dell’altra?…magnifico.
Qualche giorno fa, si parlava del film di Martone. In una delle sequenze più belle e intense vediamo Cristina di Belgioioso in un palco di teatro, tra due dei protagonisti maschili. In platea una zuffa tra conservatori, che inveiscono contro gli attori che mettono in scena uno spettacolo troppo innovativo e uno sparuto gruppo di scapigliati che gridano: “laissez-les jouer! laissez-les jouer!”.
Cristina si alza e si aggiunge al coro, seguita dai due giovani. Si siedono, lei li guarda negli occhi, prima l’uno, poi l’altro, prende le loro mani e le preme sul suo grembo… di un erotismo “risorgimentale” da far risorgere i morti.
Fa il paio con “L’altra faccia dell’Amore” di Ken Russel. Čajkovskij vive nella casa di Nadežda von Meck, ma i due non si incontrano… e non si incontreranno mai. Lei, quando il maestro è fuori, entra nella sua stanza, accarezza i tasti del suo pianoforte, i suoi spartiti. Un giorno su una tavola disordinata, trova una mela mezza rosicchiata, la prende, se la porta alla bocca e la morde voluttuosamente…magnifico.
L’erotismo è qualcosa di sublime, nulla a che fare con la pornografia, che smuove soltanto i visceri, che risveglia “una tetra foia animale”, come direbbe Tomasi di Lampedusa. Quanto sia sublime lo testimonia una mia esperienza adolescenziale.
Avevo quindici anni e passeggiavo in compagnia di una madonnina che amavo, riamato, benché le massime libertà che io mi concedessi fossero quelle di stringere le sue mani adorabili e accarezzare i suoi capelli di un biondo da far male.
“Andiamo a San… e facciamo la Comunione insieme” mi disse a un certo punto, con quel suo tono perentorio che non concedeva repliche, come quando mi mandava un suo paggetto per convocarmi senza indugio a casa sua, un palazzetto del Trecento dove ho trascorso alcune delle ore più belle … e fu quella, credo, una delle esperienze erotiche più intense della mia vita.”
Federico Bernardini
Immagine: Il dio Eros, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Eros_bow_Musei_Capitolini_MC410.jpg
17 lunedì Dic 2012
Posted Personaggi, Storia
inAl cardinale Antonelli piacevano le donne? E che male c’è? Non era manco prete, e poi, siamo onesti, a chi non piacciono?
Piacciono anche a me, da morire, anche se non mi posso permettere la carrozza con le tende nere ma, al massimo, quand’ero giovane, la Panda coi fogli del Corriere dello Sport applicati ai finestrini…roba da rompersi le ossa, ragazzi, peggio di quella volta che lo feci con una beghina dentro un confessionale…quel bastardo del parroco, dopo aver lavato l’anima alle pecorelle smarrite, si portava via il cuscino.
Quello che mi fa schifo è De Merode, il grande nemico di Antonelli, che fu il primo palazzinaro di Roma.
Quello che mi fa schifo è il duca di Alcantara, anch’esso in esilio a Roma come la Regina Maria Sofia, di cui ho parlato nell’articolo precedente. Nonostante la sua lauta prebenda, che finiva immancabilmente nelle tasche degli osti e delle mignotte, era così “scaciato” e fetente che il popolino l’aveva soprannominato “Il duca del Cantero” (pitale, in dialetto romanesco). Uno dei suoi passatempi preferiti era quello di andarsene a zonzo per l’Agro Romano, facendo il tiro a segno con le conche che le contadine portavano sulla testa. Aveva una mira quasi perfetta, dico quasi perché una volta si sbagliò e, anziché la conca, centrò in piena testa la contadina, facendola secca. Tutto fu messo a tacere con pochi spiccioli.
Quello che mi fa schifo è il generale Boglione, quello che pensava che i Siciliani non si fossero evoluti dal nostro stesso ceppo. Una volta, dopo aver torturato per un’intera notte un poveraccio, che emetteva solo fonemi incomprensibili, ebbe il lampo di genio di convocare un interprete, un altro poveraccio del luogo, il quale gli fece notare che la vittima era sordomuta.
“Abbiamo perduto tempo, boia faus!”
Federico bernardini
Illustrazione: Giacomo Antonelli, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Litografia_ballagny,_fine_XIX_sec._carlo_antonelli.JPG
17 lunedì Dic 2012
Posted Costume e Società, Giustizia, Politica
inSecondo recenti dati EURISPES il 47,8% degli Italiani ha fiducia nella magistratura e solo il 12,1% nei partiti.
Un dato molto significativo, che dimostra un disamore per la politica che si concretizza anche nei dati allarmanti sull’astensionismo: quattro Italiani su dieci manifestano l’intenzione di non recarsi alle urne o di votare scheda bianca.
La politica ha toccato il fondo ma non dobbiamo nasconderci il fatto che la maggioranza degli Italiani non ha fiducia nemmeno nella giustizia.
Un sistema giudiziario che versa in condizioni disastrose, sottoposto a continui richiami da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo e bisognoso di urgenti riforme.
Non sono un esperto, ma solo un osservatore preoccupato, e mi limiterò ad elencare alla rinfusa quelli che mi sembrano i problemi più evidenti e allarmanti che concorrono, pur in presenza di una notevole spesa da parte dello Stato, a rendere il nostro sistema giudiziario meno efficiente rispetto a quello della maggior parte dei paesi europei.
Le cause, soprattutto in sede civile, sono infinite e molto spesso si concludono con la prescrizione (il 90% del contenzioso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo riguarda questo argomento); la magistratura italiana è funestata dalla presenza, al suo interno, di correnti politiche che si combattono tra di loro e molti magistrati, oltre a peccare di protagonismo, fondano sulla loro attività giudiziaria quelle che saranno le loro carriere politiche; le carriere dei giudici sono vincolate al criterio dell’anzianità (rimangono in ruolo fino a 75 anni) e non vi è differenziazione di ruoli fra magistratura giudicante e magistratura inquirente; non vi sono norme adeguate rispetto alla responsabilità civile del magistrato e, anche in presenza di “danno ingiusto conseguente ad un comportamento, atto o provvedimento giudiziario posto in essere da un magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni… la responsabilità per il risarcimento dei danni grava sullo Stato” (Consiglio Superiore della Magistratura); benché il concorso per accedere alla magistratura sia estremamente severo e selettivo, non sono mancati gli scandali delle raccomandazioni (celebre quello del 1991); vi sono gravi carenze strutturali e gravi carenze di organico, anche fra il personale ausiliario, demotivato da retribuzioni risibili rispetto a quelle dei magistrati (soprattutto quelli di alto rango, che godono anche di indennità e privilegi anacronistici).
Ma in Italia, seguendo l’antico costume di dividerci in Guelfi e Ghibellini e di attribuire tutti i meriti alla nostra parte e tutti i demeriti a quella avversa, si tagliano i giudizi con l’accetta e, a seconda dei casi, i giudici sono i salvatori della patria e i politici di governo gli affossatori delle libertà repubblicane o, viceversa, i giudici sono i sovvertitori del suffragio popolare e i politici di governo dei perseguitati.
La verità è assai più complessa e credo che tutte le nostre istituzioni…e il cervello della stragrande maggioranza degli Italiani necessitino di una urgente e straordinaria manutenzione.
Federico Bernardini
Illustrazione: “La Giustizia” (Giotto – Cappelladegli Scrovegni), fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Giotto_-_Scrovegni_-_-43-_-_Justice.jpg
11 martedì Dic 2012
Posted Giustizia, Personaggi, Politica, Storia
in“L’affaire Vincent Reynouard” passò del tutto inosservato, consentendo alla Giustizia francese, in collaborazione con quella belga, di perpetrare indisturbata un misfatto che si pone come un pericoloso precedente nella repressione della libertà di pensiero e di ricerca.
Vincent Reynouard è un ingegnere e storico dilettante francese di idee ultraconservatrici. Cattolico integralista e accanito revisionista, si colloca, con posizioni estreme, tra i “negazionisti” e cioè tra coloro che si propongono, attraverso la confutazione sistematica di una verità storica ufficiale, universalmente e acriticamente accettata, di ridimensionare, quando non addirittura di negare recisamente, i dati relativi alla Shoah.
Prima di illustrare il caso, che risale a qualche anno fa, è opportuno, onde evitare fraintendimenti, precisare che io non condivido le tesi negazioniste, basate quasi sempre su una interpretazione scorretta o strumentale delle fonti, delle testimonianze e dei reperti iconografici o, nel peggiore dei casi, su un cieco furore ideologico che nulla ha di scientifico.
Qui si tratta non di valutare l’attendibilità o meno delle tesi negazioniste, a ciò sono preposti gli storici, ma di stabilire un principio che deve essere valido sempre e per tutti e cioè quello della libertà di pensiero, di ricerca e di espressione, che mai dovrebbe essere messo in discussione e, tanto meno, represso con metodi polizieschi.
Ciò è esattamente quanto è avvenuto in Francia, ai danni di Vincent Reynouard, quarantunenne, ingegnere, storico dilettante, cattolico integralista, revisionista…e padre di otto figli.
Nel 2005 il Reynouard pubblicò a sue spese un rozzo opuscolo di sedici pagine, nel quale affastella sommariamente improbabili prove contro l’esistenza delle camere a gas e contro la volontà genocida del regime nazista. Tale opuscolo, dal titolo “Olocausto? Ciò che vi si nasconde”, fu spedito dall’incauto autore a migliaia di aziende autonome di turismo, musei e comuni francesi, ricavandone immediatamente una caterva di denunce.
Nel 2007, al termine di un processo istruito a suo carico dalla corte penale di Saverne, in Alsazia, Reynouard fu condannato a un anno di detenzione, senza il beneficio della condizionale, e al pagamento di diecimila euro di multa più tredicimila euro di danni a favore di una lega anti razzista. In appello, la Corte di Colmar confermò la sentenza di primo grado, inasprendo la sanzione economica, che fu portata a sessantamila euro.
Essendo il condannato residente in Belgio, la Francia spiccò contro di lui un mandato di cattura europeo in conseguenza del quale, il 9 luglio del 2010, il Reynouard fu incarcerato per ordine della magistratura belga in attesa dell’estradizione.
Tutto ciò è stato reso possibile da una legge indegna di un paese libero e civile, la “Legge Gayssot”, promulgata il 14 luglio del 1990 (ma guarda che curiosa coincidenza!) che, all’articolo 24 bis, vieta il diritto di “…contestare l’esistenza di uno o più crimini contro l’umanità quali definiti dall’articolo 6 dello statuto del Tribunale Militare Internazionale (quello di Norimberga)…”
Siamo in presenza di un’infamia giuridica con la quale il diritto vorrebbe sostituirsi alla libera ricerca storica nell’ambito della quale, solo ed esclusivamente, dovrebbe svolgersi il dibattito sul caso in questione…e su tutti gli altri, per non correre il rischio di imporre bavagli in virtù di presunte verità acquisite, da accettarsi come dogmi. Un precedente che non solo ha privato Reynouard di un suo inalienabile diritto, foss’anche quello di dire sciocchezze che l’espongono al ludibrio dei ricercatori seri, ma rappresenta un’insidiosa minaccia per tutti coloro che intendano dedicarsi alla ricerca storica senza bavagli e senza tabù.
Certamente se Reynouard avesse messo in dubbio il genocidio degli Armeni nessuno si sarebbe sognato di denunciarlo (tranne le autorità turche, notoriamente in prima linea nella difesa della libertà di espressione), ma qui si tocca un tema sensibile, una sorta di “privilegio” che vuole il Popolo ebraico “Martire per eccellenza”. Un privilegio che, a pensarci bene, non fa altro che perpetuare il pregiudizio della diversità di quel popolo, andando principalmente a suo danno.
A dimostrazione di ciò si è levata alta la protesta di Simone Veil, che ha apertamente e duramente criticato la Legge Gayssot e a lei si sono uniti nomi come Alain Peyrefitte, Alain Robbe-Grillet, Noam Chomsky e Robert Mànard, fondatore di “Reporters sans frontieres”.
Federico Bernardini
Illustrazione: Entrata di Auschwitz, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Auschwitz_I_entrance_snow.jpg
08 sabato Dic 2012
Posted Religione
inNell’iconografia cattolica la falce di luna simboleggia la castità. Un simbolo ripreso dal mondo pagano, come possiamo evincere dalle raffigurazioni della dea Artemide. I capelli sciolti e la cintura che protegge il ventre sono simboli di verginità. mentre la “velatio” è, nella tradizione ebraica, simbolo di sponsalità.
Da anni si parla di una possibile proclamazione del dogma di “Maria Corredentrice dell’Umanità”. Forti le resistenze tra le alte gerarchie, mentre milioni di credenti la invocano, come già avveniva prima della proclamazione dell’Immacolata Concezione, in difesa della quale, a partire dal 1624, il popolo di Palermo rinnovava ogni anno il “Solenne Voto Sanguinario” con cui si impegnava a spargere il proprio sangue.
Ma vediamo, su tale argomento, le posizioni degli ultimi due pontefici.
“Gesù Cristo disse sulla croce: “Donna, ecco il tuo figlio”. Con questa parola aprì, in modo nuovo, il cuore di sua Madre. Poco dopo, la lancia del soldato romano trafisse il costato del crocifisso. Quel cuore trafitto è diventato il segno della redenzione compiuta mediante la morte dall’Agnello di Dio. Il cuore Immacolato di Maria, aperto dalla parola: “Donna, ecco il tuo figlio”, si incontra spiritualmente col cuore del Figlio aperto dalla lancia del soldato. Il cuore di Maria è stato aperto dallo stesso amore per l’uomo e per il mondo, con cui Cristo ha amato l’uomo ed il mondo, offrendo per essi se stesso sulla Croce, fino a quel colpo di lancia del soldato.
Consacrare il mondo al cuore immacolato di Maria significa avvicinarci, mediante l’intercessione della Madre, alla stessa Sorgente della Vita, scaturita sul Golgota. Questa Sorgente ininterrottamente zampilla con la redenzione e con la grazia. Continuamente si compie in essa la riparazione per i peccati del mondo. Incessantemente essa è fonte di vita nuova e di santità.”
(Giovanni Paolo II)
“Non credo – afferma Ratzinger rispondendo a una domanda del giornalista Peter Seewald – che si darà seguito a questa richiesta, che nel frattempo si è guadagnata il consenso di parecchi milioni di persone, in tempi prevedibili. Secondo la “Congregazione per la Dottrina della Fede”, quelle caratteristiche di Maria che la proposta vorrebbe mettere in primo piano possono essere meglio espresse da altri titoli di Maria, mentre la formula “Corredentrice” si allontana troppo dal linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; e può perciò produrre degli equivoci.
Che cosa c’è di condivisibile in questa richiesta? Il fatto che Cristo non sia ad di fuori o accanto a noi, ma che stabilisca con noi una nuova, profonda comunione. Tutto ciò che è suo diventa nostro, e di ciò che è nostro Gesù si è fatto carico fino a farlo suo: questo grande scambio è il vero contenuto della Redenzione, che ci consente di oltrepassare i limiti della nostra individualità per approdare alla comunione con Dio.
Poiché Maria prefigura la Chiesa, e impersonifica – per così dire – la Chiesa, questa comunione è realizzata esemplarmente in lei. Ma non ci si può spingere oltre questa comunione, fino a dimenticare la priorità di Cristo: tutto procede da lui, come dicono in particolare le Lettere paoline agli Efesini e ai Colossesi. Anche Maria è tutto ciò che è, solo attraverso lui.
Il termine “Corredentrice” appannerebbe, dunque, quest’origine. Una retta intenzione si esprime con una terminologia sbagliata. Per i contenuti della fede è essenziale proprio la continuità con il linguaggio delle Scritture e dei Padri della Chiesa; perché il linguaggio non è manipolabile a proprio piacimento”.
(Benedetto XVI)
Federico Bernardini
Ilustrazioni: L’Immacolata, fonte http://www.dicriscito.it/religione/chiesa-cattolica/maria/index.asp
La dea Artemide, fonte http://anticamadre.net/Testi/cristina01.html
Giovanni Paolo II, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Gpii.jpg
Benedetto XVI, fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Beno%C3%AEt_XVI_synode_2008.jpg
06 giovedì Dic 2012
“Chi siamo noi?” mi chiedesti provocatoriamente un giorno, quando ti parlai delle nostre responsabilità storiche nei confronti del continente africano.
Certamente avrai visto “La Rabbia”. Cercherò di risponderti senza cadere né nella melensa retorica sinistrese di Pasolini né nella superficialità e nella rozzezza ostentate da Guareschi in quell’occasione.
Se io avessi detto che la famiglia Agnelli ha delle responsabilità storiche nei confronti della FIAT, mi avresti forse risposto: “Ma di quali responsabilità vai cianciando? ma chi è questa famiglia Agnelli?”. Credo di no.
E allora, perché mi chiedi chi siamo noi, lo sai benissimo, e quali siano le nostre responsabilità storiche nei confronti di un continente che abbiamo amministrato per secoli e poi abbandonato frettolosamente e vigliaccamente, lasciandolo in balia di se stesso e delle mire rapaci di altri, riservandoci comunque la facoltà di intervenire, a seconda delle convenienze, partecipando a conflitti locali o addirittura fomentandoli, per mantenere il controllo sulle sue materie prime e i suoi prodotti?
Chi siamo noi? Se dovessi rispondere a un marziano, servendomi dell’ausilio di un mappamondo, gli direi che noi siamo gli Inglesi, i Francesi, i Portoghesi, i Belgi…gli Italiani.
Questi popoli, ciascuno con le sue peculiarità, sono figli della medesima cultura, che si è sovrapposta a quelle ancestrali dell’Africa centro meridionale e a quella arabo-turca dell’Africa settentrionale, cambiando in modo radicale la storia di un intero continente e condizionando per secoli ogni aspetto della sua vita. Un fenomeno che ha le sue luci e le sue ombre e che comporta, inevitabilmente, delle responsabilità storiche.
Se tu mi chiedi di analizzarle ad una ad una, ti rispondo che, ovviamente, non è possibile farlo in due righe…lascia che io mi soffermi solo su uno degli aspetti di questo immenso problema e cioè sulla responsabilità che “Noi” ci siamo assunta lasciando l’Africa come avremmo lasciato un salone dopo un veglione di carnevale…senza raccogliere manco un coriandolo o una stella filante.
Avremmo dovuto fare un po’ d’ordine, prima di congedarci, ma non ne abbiamo avuto il coraggio, perché ciò avrebbe significato versare del sangue…ma quanto ne è stato versato dopo! Ricordi cosa disse una volta Roatta? “Meglio versare poco sangue subito piuttosto che far strage dopo”.
Vai a dire ai Belgi che non c’entrano nulla col Congo e che riguardo a quel paese, già proprietà privata della corona e poi dell’intero popolo, non hanno alcuna responsabilità.
Vai a dire ai Francesi che non hanno alcuna responsabilità riguardo ad Algeri, non colonia ma addirittura “Territorio metropolitano”. Ammettendo le loro responsabilità storiche, ti risponderanno orgogliosamente, come i parà di Massu, sfilando per l’ultima volta per le strade della città: “Je ne regrette rien!”
Federico Bernardini
Illustrazioni: Locandina del film “La Rabbia”, fonte http://trovacinema.repubblica.it/film/locandina/la-rabbia/119722
Jomo Kenyatta, capo dei Mau Mau, fonte http://kuldip-attalia.blogspot.it/2010/11/kenya-lifts-ban-on-mau-mau.html
I parà francesi lasciano Algeri, fonte http://assodibastoni.blogspot.it/2012/09/cinquantanni-da-ricordarela-fine.html
03 lunedì Dic 2012
Posted Arte, Cinema, Costume e Società, Erotismo, Morale ed Etica, Religione, Storia
inLa società giapponese, soprattutto dopo la tragica esperienza del Secondo Conflitto Mondiale, è profondamente cambiata, si è occidentalizzata, ha scalato tutte le classifiche dell’eccellenza ma, nello stesso tempo, ha visto nascere al suo interno disagi e conflitti sociali e ha visto progressivamente declinare la sua millenaria tradizione.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che parliamo di un paese indipendente da quasi 2.700 anni, pur con grandi turbolenze, un paese che non è stato mai invaso prima del 1945 e per lunghissimo tempo è vissuto in un ostinato isolazionismo, coltivando valori e disciplina che sono entrati nel DNA del suo popolo e si manifestano, come è avvenuto in occasione del recente terremoto, nei momenti di crisi.
Ovviamente non è possibile affrontare questi temi in maniera esaustiva in un breve articolo…voglio dire solo alcune cose che mi sembrano importanti, così, alla rinfusa, senza alcuna sistematicità.
La crisi si è fatta sentire anche lì e ci sono frange di povertà e di disagio giovanile che rifiuta la tradizione e il conformismo e che si manifesta in forme assai virulente. Un disagio che è testimoniato anche da una delle più alte percentuali di suicidi del mondo, determinati dall’esasperata competitività nel mondo degli studi e del lavoro.
Per quanto riguarda la religione la situazione è assai complessa, anzi incomprensibile per noi. Per farmi capire: si dice che il Giapponese nasca shintoista, si sposi da cristiano (le donne giapponesi adorano la nostra moda e vanno in deliquio per gli abiti da sposa con lo strascico) e muoia buddista. L’antica religione di stato continua a presiedere alle maniacali e interminabili cerimonie ufficiali.
Se noi abbiamo la Mafia i Giapponesi non hanno nulla da invidiarci, anzi. La loro si chiama Yakuza ed è potentissima, un’istituzione che, in un passato recente, è stata addirittura collaterale allo stato.
Poi c’è il problema della decadenza della famiglia, una famiglia tradizionale che ha un nome, un’estensione e connotati del tutto particolari e si chiama “Ie”, ormai non riconosciuta legalmente a partire dalla fine degli anni quaranta.
Fra i più nostalgici cantori della tradizione dobbiamo ricordare Yasujiro Ozu, che è stato il più grande regista cinematografico giapponese ed oggi è universalmente riconosciuto come uno dei maestri dell’arte cinematografica.
La diffusione delle sue opere fu a lungo osteggiata dalle autorità del suo paese, troppo tradizionalista, troppo legato, sia sul piano estetico sia sul piano culturale, a un universo nipponico giudicato difficilmente comprensibile a noi Occidentali.
Lo si voleva proteggere, non lo si voleva esporre…e non si voleva esporre l’Arte giapponese al giudizio di una critica e di un pubblico “profani” che non gli avrebbero reso giustizia e ne avrebbero potuto macchiare l’ONORE.
Come siamo diversi. Il cinema è uno dei più efficaci veicoli di diffusione della nostra cultura. Quanto ha contribuito il cinema alla conoscenza dell’American way of life o della società italiana del dopoguerra. Il Neorealismo…anche se Andreotti (molto giapponese) storceva il naso, è diventato una nostra bandiera.
Fu un grande intellettuale francese, Robert Brasillach, il primo a parlarne in Occidente e a diffondere la conoscenza delle sue opere al di là dei confini nipponici. Da noi è arrivato più tardi, è sconosciuto al grande pubblico, che preferisce il “western” alla Kurosawa, ed amato da una ristretta cerchia di cinefili.
Oggi i Giapponesi riconoscono che Ozu Yasujiro (prima il cognome poi il nome, come usano loro) ha portato e continua a portare grande ONORE alla loro nazione.
E in un film di un non giapponese “L’ultimo Samurai” di Edward Zwick, che dimostra una sorprendente conoscenza dei valori ancestrali di quel popolo, per il quale l’Onore e il Coraggio sono virtù imprescindibili, troviamo la ragione per cui i Giapponesi hanno sempre trattato con crudeltà i prigionieri di guerra, non per le stesse folli ragioni dei nazisti, ma perché nella loro cultura chi si arrende perde l’Onore e manifesta viltà.
C’è un episodio, nella vita di Dacia Maraini, che ne parla tra l’altro in Bagheria, che esemplifica questa mentalità.
La sua famiglia si trovava in Giappone al momento dell’Armistizio. Gli Italiani si trasformavano, di punto in bianco, da alleati in nemici. Fu così che furono internati. Suo padre, Fosco Maraini, il grande etnologo, era lì in missione scientifica.
Il trattamento era durissimo, ai limiti della sopravvivenza, e Fosco, profondo conoscitore della cultura giapponese, in presenza dei carcerieri, si tagliò una falange della mano sinistra. Un gesto che faceva parte di un codice col quale riacquistava l’Onore. Lo massacrarono di botte ma gli assegnarono una capra, col cui latte la sua famiglia riuscì a scampare alla morte per fame.
Vi è poi in quel popolo un senso di appartenenza alla comunità, un senso civico che si manifesta, per fare un esempio, in un rapporto di fedeltà aziendale che in Italia verrebbe considerato pazzesco e penalizza l’interesse del singolo lavoratore rispetto a quelli dell’azienda. Una cosa che si può capire solo facendo appello, pur in una società fra le più moderne ed evolute tecnologicamente, a quella tradizione, ma anche a quella vena sotterranea di paura che scorre nel profondo dell’anima di un popolo da sempre abituato a convivere col mostro che ruggisce annidato nelle viscere della sua terra e che è stato l’unico a provare sulla propria pelle gli effetti della guerra atomica.
E poi c’è una cosa che mi affascina nella sua cultura: un erotismo raffinatissimo di cui troviamo espressioni non solo nel cinema, ma nella letteratura, nella pittura, persino in una pornografia che ha caratteri originalissimi.
Federico Bernardini
Illustrazioni: Mappa del Giappone, fonte http://it.123rf.com/photo_9244769_antica-mappa-del-globo-del-giappone-sud-e-la-corea-del-nord-e-parti-da-russia-e-cina.html
Amaterasu, uno dei kami centrali della fede shintoista – fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Amaterasu_cave_crop.jpg
Ozu (al centro) sul set di Viaggio a Tokyo – fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Tokyomonogatari.jpg
“L’Ultimo Samurai” – fonte http://it.wikipedia.org/wiki/File:Lastsamurai.png
Dacia Maraini bambina – fonte http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=maraini2_incipit&cat=libri
Shibari – fonte http://www.google.it/imgres?q=shibari&um=1&hl=it&sa=N&tbo=d&biw=1024&bih=564&tbm=isch&tbnid=OB-4KLD1OssLCM:&imgrefurl=http://www.hachiju.com/%3Fp%3D237&docid=pfwn-e—fqVQM&imgurl=http://www.hachiju.com/wp-content/gallery/07-shibari/shibari2.jpg&w=574&h=900&ei=XBe9UNnSFYvKswbq1IGADw&zoom=1&iact=hc&vpx=735&vpy=142&dur=10069&hovh=281&hovw=180&tx=115&ty=150&sig=104153814863238907063&page=2&tbnh=144&tbnw=92&start=22&ndsp=31&ved=1t:429,r:43,s:0,i:217