Il 12 luglio Luciano Rispoli, “Zio Luciano” com’è stato affettuosamente soprannominato da Melba Ruffo, a lungo sua collaboratrice, ha compiuto 81 anni.
Una carriera, la sua, iniziata nel lontano 1954. Una carriera che ci consente di definirlo, in tutti i sensi, un “Signore” della televisione italiana, uno di quei personaggi che per stile e professionalità hanno lasciato un’impronta indelebile; uno di quei personaggi la cui mancanza, nei grigi palinsesti della tv pubblica e privata, si fa sentire.
Una carriera che lo ha reso familiare e amato dal pubblico, apprezzato dalla critica e che gli ha procurato numerosi riconoscimenti ufficiali tra i quali spicca, per la sua assenza, la croce di Cavaliere della Repubblica.
Cosa che non è sfuggita all’attento Mariano Sabatini, critico televisivo di vaglia nonché collaboratore di Rispoli in qualità di autore di fortunati programmi come “Tappeto Volante” e “Parola mia”.
Così l’autore di “E’ la tv bellezza, se la conosci puoi difenderti” si è espresso in occasione dell’ottantunesimo compleanno di “Zio Luciano”:
“Mi appello al presidente Napolitano. Se non senatore a vita, Luciano Rispoli meriterebbe di diventare Cavaliere della Repubblica, Grand’Ufficiale. E’ un benemerito della lingua italiana, con “Parola mia” ha contribuito a divulgarla almeno quanto il maestro Manzi. Compie 81 anni il 12 luglio, non sta bene. Sarebbe un bellissimo regalo”.
Facciamo nostro l’appello rivolto da Sabatini al Presidente, perché ci troviamo di fronte a un’imperdonabile dimenticanza, dato che il cavalierato… ma Rispoli meriterebbe la croce di Grand’Ufficiale, viene abitualmente, a volte automaticamente, conferito a personaggi che non possono certamente vantare i suoi meriti.
Assunto per concorso alla Rai a soli 22 anni, Rispoli fece il suo apprendistato insieme a Enzo Tortora come radiocronista, per poi diventare autore di trasmissioni memorabili come “Bandiera Gialla” e “Chiamate Roma 3131”.
Passato alla televisione, diede vita a “Tappeto Volante”, un sobrio ed elegante salotto nel quale si alternavano ospiti di ogni genere e nel quale si parlava di tutto, ma sempre in modo pacato e civile, lontano anni luce dalla tv urlata, becera e pruriginosa che oggi impera. Tutto sotto lo sguardo attento e cortese, ma inflessibile di “Zio Luciano”, affiancato da belle e brave collaboratrici come Melba Ruffo, Roberta Capua e Rita Forte.
Ma è con “Parola mia” che Rispoli dà il suo miglior contributo alla televisione di qualità, mettendo la tv pubblica al servizio della lingua italiana, che molti giovani imparano ad amare e a “conoscere” proprio grazie a lui e ai suoi ineffabili collaboratori, il professor Gian Luigi Beccaria e la giovanissima scrittrice Chiara Gamberale.
Basterebbe questo per renderlo un benemerito della cultura, meritevole più di tanti altri di fregiarsi del titolo di Cavaliere della Repubblica.
Federico Bernardini
Illustrazioni tratte da Google immagini
Flavia Tornari Zanette ha detto:
Ho sottoscritto la petizione, convinta come sono io pure che Luciano Rispoli meriterebbe un’ onorificenza prestigiosa molto più di altri che l’hanno ottenuta senza meriti particolari. Però non ci sarebbe dovuto essere bisogno di un “moto popolare” volto a sollecitare in tal senso la Presidenza della Repubblica! Colpevole lo Stato, che non ha individuato da sé in Rispoli uno dei candidati più idonei (e non da oggi) ad essere insigniti del Cavalierato o di un altro titolo onorifico ancor più importante. Credo tuttavia che egli, da persona intelligente qual è, saprà capire ed apprezzare la petizione per quello che vuol essere: un tributo “dal basso” a chi ha contribuito tanto e tanto a lungo a regalarci della buona televisione. Indipendentemente dal premio tardivo che gli sarà eventualmente offerto “dall’alto”.
federico bernardini ha detto:
Condivido le tue parole, Flavia, ma non l’iniziativa di sottoscrivere la petizione… sono allergico alle petizioni, preferisco contribuire alla causa a modo mio.
federico bernardini ha detto:
Tra le altre cose, per sottoscrivere una petizione online occorre fornire dati personali di cui non siamo certi che venga fatto buon uso; sono già in mano a tanti malintenzionati. Ma se si tratta di apporre la mia firma su una pergamena da far pervenire all’Imperatore sono sempre pronto… a me la penna d’oca.